Atti del V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici

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Il V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici (Marsala-Palermo 2-8 ottobre 2000) Antonella Spanò Giammellaro

Nel 2005, grazie ai contributi dell’Amministrazione Comunale di Marsala, dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Assessorato BB.CC.AA. della Regione Sicilia, della Fondazione Banco di Sicilia, sono stati pubblicati gli Atti del Congresso, in tre volumi, dei quali, qui di seguito si riporta la premessa a cura di chi scrive.

A cinque anni di distanza dallo svolgimento dei lavori, vedono oggi la luce gli Atti del V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici. È questa, forse, la prima questione da trattare in sede di presentazione, nell’intento di chiarire alla comunità scientifica le ragioni di un tale ritardo, non inusuale per la pubblicazione di volumi così ricchi e densi di contenuti, ma certamente dannoso, foss’anche solo dal punto di vista dell’aggiornamento.

Dette ragioni vanno primariamente rintracciate nel progressivo assottigliamento dei contributi pubblici alla ricerca scientifica, conseguenza di un sempre più diffuso disinteresse delle Istituzioni italiane nei confronti di quegli ambiti di studio spesso considerati dai governi sostanzialmente improduttivi in termini di ricaduta economica. Si tratta di un processo culturale che coinvolge non solo i saperi umanistici ma anche le cosiddette scienze dure, almeno relativamente a quella che si suole definire “ricerca di base”, la ricerca, cioè, i cui frutti si apprezzano nel lungo periodo qualificando in maniera determinante lo sviluppo culturale e civile di un Paese. Ciò nonostante, è proprio grazie all’apertura e alla lungimiranza di alcune Istituzioni, pubbliche e private, che questi Atti possono essere pubblicati: l’Amministrazione Comunale di Marsala che, con due sindaci intelligenti e lungimiranti, Salvatore Lombardo ed Eugenio Galfano, si è distinta per la qualità dell’accoglienza e dell’ospitalità nei giorni del Congresso e non si è tirata indietro alla richiesta di un consistente contributo economico per la stampa dei volumi; l’Accademia Nazionale dei Lincei, prestigiosa sostenitrice di alcune tra le più importanti iniziative culturali nazionali; l’Assessorato dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana, sempre attento alla valorizzazione del territorio; la Fondazione Banco di Sicilia, che ormai da decenni promuove la ricerca archeologica in ambito regionale. Va infine ricordata l’Università di Palermo nella persona di Giovanni Ruffino, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, solido punto di riferimento in tutte le fasi di organizzazione e svolgimento del Congresso e di pubblicazione degli Atti. [...] Il V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, svoltosi a Marsala e Palermo tra il 2 e l’8 Ottobre 2000, ha raccolto una considerevole quantità di contributi scientifici, distribuiti secondo una articolazione tradizionale, basata sui diversi approcci metodologici e disciplinari. E tuttavia, durante le giornate siciliane, è emersa con forza l’esigenza di un lavoro sulla civiltà fenicia e punica sempre meno settoriale e sempre più interdisciplinare, finalizzato ad una ricostruzione che, senza perdere i suoi caratteri di specialismo, consenta tuttavia l’elaborazione di quadri storici di ampio respiro. Sulla base di queste considerazioni, abbiamo scelto di organizzare il materiale secondo una distribuzione geografica, individuando cinque macroaree e raggruppando i contributi relativi ai medesimi siti. Ciascuna sezione si apre con una o più delle “relazioni” che, in sede congressuale, hanno costituito la sessione introduttiva. La prima sezione (Mediterraneo Orientale), raccoglie gli studi relativi alla presenza fenicia nell’area siro-palestinese, nell’Egeo e in Asia Minore; la seconda (Tra Oriente e Occidente) riunisce i contributi non ascrivibili ad un sito o ad un’area geografica precisa, prendendo in esame le persistenze e le trasmigrazioni di iconografie, tecniche e credenze da un lato all’altro del Mediterraneo; nella terza (Nord Africa), sono presentati i contributi alla ricostruzione della civiltà fenicia e punica di Libia e Tunisia, con un’inevitabile prevalenza di studi sulle antichità cartaginesi; nella quarta sezione (Sicilia e Malta), per ovvie ragioni la più consistente dal punto di vista della quantità, si presentano non solo le recenti scoperte nei siti di fondazione fenicia ma anche i lavori nelle aree di frontiera, dove tradizione orientale, civiltà indigene e influenze greche produssero una singolare quanto interessante mescolanza culturale; la quinta sezione (Sardegna) mostra i frutti di un lungo lavoro sul territorio, condotto sempre in stretta collaborazione tra diverse generazioni di ricercatori; particolarmente ricca è poi la sesta sezione (Penisola Iberica), che testimonia il rinnovato, fervido interesse per gli studi fenici in Spagna e in Portogallo. In questa nuova articolazione, trovano spazio anche i contributi di quegli studiosi che, pur avendo aderito al Congresso, non hanno potuto partecipare ai lavori. [...] Coltivare l’illusione che un incontro internazionale renda conto rigorosamente, nelle forme e nei contenuti, del reale stato degli studi in un determinato ambito scientifico è oggi forse una pura utopia. Questi consessi sono piuttosto, spesso, lo specchio di istanze che con la disciplina in sé hanno poco a che fare: la relativamente limitata partecipazione al V Congresso dei pur ormai numerosi e qualificati specialisti operanti nel Vicino Oriente, per esempio, va imputata alle precarie condizioni sociali, politiche ed economiche dei Paesi di provenienza (Siria, Libano, Palestina etc.), funestati da anni di guerre e condizioni di lavoro ai limiti della praticabilità; al contrario, la massiccia partecipazione siciliana dipende con ogni probabilità dal luogo di svolgimento del Congresso, un incontro scientifico che, per la sua rilevanza internazionale, attira inevitabilmente studiosi la cui specializzazione non sempre coincide con le antichità fenicie e puniche: del resto è proprio questa una delle caratteristiche della “scuola” creata da Vincenzo Tusa, costituita da studiosi che, pur nelle rispettive specializzazioni, hanno sempre tenuto come obiettivo principale lo studio dei complessi rapporti tra culture e civiltà nella Sicilia e in genere nel Mediterraneo antico. Nel corso del V Congresso si è riusciti, credo, a trasformare questi limiti in risorse fruttuose per la ricerca, nel segno di quella interdisciplinarietà di cui si diceva sopra, e senza dimenticare che, ben più dei seminari specialistici e delle pubblicazioni scientifiche settoriali, gli incontri internazionali quinquennali hanno l’obiettivo primario di costituire luoghi di scambio, di dibattito e di confronto, consentendo a studiosi di competenze, esperienze e provenienze geografiche diverse la possibilità di fare il punto sulla propria disciplina in un clima costruttivo di collaborazione e rispetto delle differenze. In questo senso siamo soddisfatti dello svolgimento del V Congresso e siamo orgogliosi, oggi, di presentarne gli Atti. [...] A conclusione di queste brevi parole introduttive, vorrei ricordare alcuni colleghi e amici che non potranno vedere i frutti di un lavoro al quale hanno contribuito in maniera determinante. Innanzitutto Sabatino Moscati, pioniere degli Studi fenici e punici in Italia, maestro di una valente generazione di studiosi, straordinario promotore, sostenitore e divulgatore delle nostre discipline: a Lui sono dedicati questi volumi. Pochi mesi dopo lo svolgimento del Congresso ci ha lasciato anche Antonia Ciasca che, con il suo lavoro rigoroso, intelligente e appassionato, ha saputo scrivere pagine fondamentali dell’archeologia e della storia di Mozia. A lei, presenza insostituibile nella Comunità Scientifica, va il nostro ricordo affettuoso.